La Grotta Del Gufo

Una sera, un gruppo di amici si era riunito vicino al 'focolare,per raccon- tare delle favole. Uno di essi, in vena di fare scherzi e per prendere in giro i più creduloni, cominciò a parlare di un tesoro che si trovava nella grotta del gufo, che era posta alle pendici del monte Petrino, in località Cantarella. Era, a suo dire, una cassa piena di marenghi d'oro che poteva valere una fortuna ma che era irraggiungibile, perché era custodita dalla presenza di un diavolo. "Pensate," diceva il buontempone, ''che nisciuno ce s'avvicina pecchè tutti quanti hanno paura de ru riavulo". Però,"con- tinuava per interessare maggiormente gli amici creduloni," chella cascia è troppo bella. Migliare de marenghe d'oro: pensate nu poco chello che ce pu- tèsseno fà". "Ma nun ce stà nisciuna possibilità de vence a ru riavolo?" chiese uno degli ascoltatori. "Sì comme, ce sta! Nunn'è na cosa semplice, ma ce stà. Uno s'ha da vestì da monaco e ha da trasì rent'a rótta, recitan- do le preghiere". "Ma caccheruno ci ha tentato maje a trasìrece?" chiese un altro? "Comme! ci hanno tentato tanta vote, ma ogni vota che caccheruno è trasuto rent'a rotta, se n'è subbeto fuiuto p'a paura, pecchè se sentevano venì da rent'a rotta nu sacco d'allucche e de rumure. Pensate che a tutti chigli che hannu tentato, rè venuta sempe a freva ru juorno appriessa". Allora alcuni dei giovani più coraggiosi che avevano sentito il fatto, si consultarono e decisero. "Uagliù" disse uno di loro "mo hamma fà veré chel- lo che simmo capaci de fà.. Rimane mmatina, a le cinche, chi tene fegato, s'ha da fà truvà fora all'urdema casa de Sant'Angelo. Accussì partimme tut- t'assieme e jamme a piglià ru tesoro". Si lasciarono così tutti d'accordo, garantendo la loro presenza per l'indomani. E infatti , l'indomani, di buo- n'ora,un nutrito gruppo si presentò all'appuntamento e si incamminò verso la meta. Nel frattempo, gli amici che avevano preparato lo scherzo,si erano svegliati molto tempo prima e, muniti di grosse catene, si erano nascosti nel buio della grotta. Appena giunto, il gruppo di amici creduloni si dispose in fila indiana, da- to che la grotta era molto stretta e non lasciava far passare che uno per volta.Erano tutti vestiti col saio ed incappucciati e recitavano,tutti tre- manti, litanìe e preghiere come era stato loro consigliato. "Ora prò nobis, ora prò nobis..." ma, del diavolo nessuna traccia, tanto che qualcuno di loro cominciò a pensare che fosse tutta una montatura e che il diavolo non esistesse in quella grotta. All'improvviso,però, si incominciarono a senti- re urli disumani e rumori di catene,tanto forti da sembrare che provenisse- ro dagli inferi. Allora i poverini, ancora più impauriti,cominciarono a pre- gare ma subito, senza che si rendessero conto di quello che stava accadendo, furono colpiti ripetutamele da catene ed altri oggetti.Quindi, senza perde- re tempo, gli amici cominciarono a fuggire verso l'uscita e, impauriti e do- loranti per le ferite riportate, uscirono di corsa dalla grotta e si preci- pitarono giù per la scarpata, rotolando fino a valle.Tornati a casa, dolo- ranti e pesti, si misero a letto e subito vennero colti da febbre alta. Dopo qualche giorno, si incontrarono di nuovo con gli amici burloni e rac- contarono loro tutto,sottolineando soprattutto le mazzate che avevano preso. "Sicuramente séva ru riavulo che steva a guardia de ru tesoro" aggiunsero, "però hamma sempe ringrazià a Maronna, pecché ce puteva jì pure peggio".

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