Il Cavaliere e la Fanciulla

C'era una volta una bellissima fanciulla che viveva sola con la madre, dopo che il padre era morto in guerra. Abitava a S. Angelo, vicino la chiesa di S. Michele. Un giorno, mentre era vicino alla fontana a prendere l'acqua, vide venire verso di lei un anziano cavaliere. Questi si era avvicinato al- la fontana per far dissetare il suo cavallo ma, appena vide la fanciulla, rimase folgorato dalla sua bellezza, al punto da non aver parole. La fissò a lungo in silenzio e poi, destatosi dall'incanto, le rivolse la parola: "O giovane fanciulla, la tua bellezza mi ha folgorato. Non ho mai visto una donna più bella di te. Cosa devo fare per averti? Io ho 60 anni ma sono molto ricco". La fanciulla subito lo guardò e gli rispose: "Signore, io so- no una povera popolana, orfana di padre per giunta. Non posso aspirare ad un matrimonio con un nobile cavaliere". E si allontanò. Ma il cavaliere non desistè. La inseguì e, presale la mano: "E allora, parliamo chiaro, se non puoi essere mia sposa, voglio almeno che tu sia mia per una notte. Ti darò cento ducati". La fanciulla, furba, lo fissò e poi gli disse: "Se proprio mi volete , aspettatemi. Io ne parlerò con mia madre e poi vi darò la ris- posta .Ci rivedremo domani in questo stesso posto 'e alla stessa ora. E si allontanò. Tornata a casa, raccontò tutto alla mamma. "Tu che vuò fa?" chie- se la mamma. "Niente mammà, manco si m'accirono ce vaco cu isso... è viec- chio. Però, ciento ducate sò ciento ducate". Subito la mamma: "Hai ragione. .. figlia mia... ce servésseno proprio sti ciento ducate. Ce putessemo fà ru curredo e te putisse spusà a chi vuò!" Pensò, pensò e poi alla fine ebbe l'idea: "Sienteme a me!Dimane tu tuorne a funtana e ce dice che je sò d'ac- cordo".La figlia la guardò stupita, ma la mamma la rassicurò: "Nun te preoc- cupà, nuje ricimme che ssì, poi saccio je comme aggia fà.. Nun te preoccupà. . Tu dimane ru pigli e ru puorte ccà. Nuie ru facimme vève e ri dammo a me- dicina giusta. Senza fàrcene accorge, ce mettimmo nu poco "d'addobbio" (son- nifero) reni'a ru bicchiere e isso s'addorme. Quanno se scete, tu te fai truvà cuccata vicino a isso e ri rice che sì stata cu isso tutta a notte. Isso ce crére e te rà ri ciento ducati". L'indomani la figlia ritornò alla fontana ed invitò il vecchio cavaliere ad andare a casa. "Cavaliè, mamma mi ha dato ru permesso: putite venì a casa. Venite appriesso a me". E si avviò. Il vecchio cavaliere, tutto baldanzoso ,scese da cavallo e s'incamminò die- tro di lei. Appena giunsero a casa, trovarono la mamma della ragazza che li stava aspettando. "Quale onore p'a casa nosta (disse rivolta al cavaliere), o nobbile cavaliere.Nuje nun tenimmo niente da ve dà, pecchè simmo puverel- le, ma chesto tenimmo e chesto ve damme: è Falerno d'a Caurana (dell'Incal- dana). Pigliate, è lu vino che facimme nuie: è da casa". E gli porse un bic- chiere di vino. Il cavaliere, colpito da tanta gentilezza, non pensò minima- mente ad un inganno e subito accettò il vino. Lo bevve tutto di un sorso e poi, senza frapporre indugio, disse "Io sono qui per vostra figlia e sono pronto a rispettare la promessa fatta, se voi acconsentite".La madre: "Mia figlia m'ha cuntato tutto ru fatto, pe filo e pe parola, e m'ha ritto pure qual è la sua intenzione.Essa è grossa ormai e je nunn'ha voglio cuntrarià. Anzi pe ve dimostra che je sò d'accordo, mò me ne vaco a durmì addò a cum- mara mia e ce verimmo dimane "mmatina". Ed usci di casa. La figlia, allora, rivolta al cavaliere, gli disse: "Cavaliè, je me vaco a mette a cammisa da notte. Vuie aspettateme che mò vengo. Assettàteve, che vengo subbeto". Il vino però subito fece effetto. Infatti il cavaliere, appena la ragazza uscì, si addormentò come un ghiro e crollò sul letto. Subito entrarono in casa la mamma ed alcuni vicini che erano stati precedentemente avvisati e, spogliato il vecchio, lo misero sotto le coperte. Poi sostituirono la can- dela che era accesa con un mozzicone di cera per dare l'idea che fosse pas- sato molto tempo e si affacciarono alla finestra, dalla parte della strada. Dopo un pò di tempo, il cavaliere si svegliò e subito vide accanto a sè la fanciulla svestita. Allora si sollevò sul letto e cercò di rendersi con- to dell'accaduto, ma all'improvviso entrarono tutti i vicini facendo festa e stingendogli la mano."Che è successo?"chiese il cavaliere che non riusci- va a rendersi conto della presenza di tanta gente.La madre: "Cavalié, songo ri vicini miei. V'hanno visto trasì aieri sera e hanno vuluto sapè. Mò stanno ccà pecchè ve vonno stregne a mano. Loro nunn'hanno idea de gente comm'a vuie ,che sò capace de pagà ciento ducate pe na notte." A queste parole i vicini applaudirono e il vecchio si sentì inorgoglito. "Ma dimme na cosa, ma già è succieso tutte cose? (domandò alla ragazza). E lei di rimando: "Comme, e si è succieso! Me sento accisa... Mai visto na cosa de chesta... c'è stato ru terremoto rent'a sta stanza". Il vecchio allora, tutto contento, si rivestì e, prima di andar via, pagò i cento du- cati. Poi se ne andò contento di aver ottenuto quello che voleva senza che nessuno glielo avesse impedito.

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