I Due Compari

Vivevano tanti anni fà, a Mondragone, due compari,uno furbo e l'altro scemo. Il furbo si chiamava Nicola e lo scemo Samuele. Un giorno la moglie disse a Samuele: "Dimane aggia fà lu pane, va a muntagna a fà nu poco de léne". Samuele prontamente obbedì e, presa l'accetta, si avviò in montagna. Appena giunto sul posto dove era solito andare, scelse un tronco abbastanza grande che presentava un'enorme cavità alla base, e cominciò a tagliare. Ad un certo punto, però, si accorse che qualcosa non andava, perché ad ogni colpo che vibrava, si sentiva un rumore come un tintinnio,che proveniva dal- la cavità del tronco. Incuriosito, si affacciò nella cavità e, meraviglia delle meraviglie, vide una grossa pentola.Subito la tirò fuori e si accor- se che era piena di marenghi d'oro. La prima cosa che gli venne in mente fu quella di prendere la pentola con i marenghi e di tornare a casa, ma poi, prontamente si riebbe e disse tra sé: "Si mò me piglio ri marenghi, nun faccio chiù le léne. Però je so asciuto pe lene. Allora hamma esse seri: quanno s'esce pe léne, s'esce pe léne: quanno se và pe borse; se va' pe borse". Così si convinse che non doveva pensare ad altro e, per dare una maggiore dimostrazione di noncuranza, si abbassò i pantaloni e fece un gran "bisogno" nella pentola. Poi prese la pentola e la rimise al suo posto, con i marenghi completamente coperti dalla merda. Quindi continuò a fare legna e, a sera, se ne ritornò a casa tutto contento. Appena tornato a casa, raccontò l'accaduto alla moglie ma questa lo aggredì furiosamente: "Poveru scemo, ma comme? Hai truvato' na fortuna e l'hai lassata là addò steva? Maronna mia, ma tu si scemo addavvero. Ma je t'avessa sulo accire". Samuele, di rimando le rispose: "No, mugliera mia, nunn'è comme rice tu. A regula è nata. Quanno se va pe léne, se va pe léne, quanno pe borsa, pe borsa". La moglie: "Ma ri marenghi mò che fine fanno? Almeno vagli a piglia, prima che caccheruno se ri piglia". Samuele: "Nun te preoccupà: si vonno venì, a via a sanno". La moglie non seppe replicare perché si sentì male per la rabbia e, allora, per evitare di continuare a litigare,lo lasciò da solo e si dedicò ad altro. Per punizione però,quella sera non gli diede da mangiare. Allora Samuele, arrabbiato, sbattè la porta di casa ed uscì. Giunto in piazza incontrò Nicola, il suo compare scaltro. "Buonasera, Samuè" lo salutò il compare. Samuele, a malapena gli rispose. "Nun saccio comme te veco" incalzò Nicola. Samuele: "No, niente cumpà, chelle sò le mu- gliere che sò a ruvina nostra. Nuje ci avessema taglia a capa". Nicola: "Ma pecche? Che è succieso?". Samuele allora, quasi per liberarsi, gli raccontò l'accaduto. Nicola nel sentire il fatto, subito s'incuriosì e, con mille raggiri, riuscì a farsi dire il posto dove si trovava la pentola con i marenghi. Poi convinse l'a- mico Samuele ad andare a dormire e, dopo averlo accompagnato a casa, si av- viò in montagna. Appena arrivò sul posto indicatogli, allungò la mano nel tronco per prendere la pentola ma, data l'oscurità, immerse la mano nella merda che si trovava all'interno. Allora, convinto di aver subito uno scherzo, disse tra sé: "Ahi carogna, e isso po' è ommo che me piglia pe fesso a me. Ma mò ce lu faccio veré je". Prese la pentola con tutto il con- tenuto e scese in paese. Qui si diresse verso la casa del compare Samuele, sempre rimuginando tra sé che si doveva vendicare dello scherzo di cattivo gusto che questo gli aveva fatto. Vicino l'abitazione del compare, per sua fortuna, c'era una lunga scala.Così, piano, piano, senza far rumore, salì sul tetto, si avvicinò alla canna del camino e vi scaraventò dentro il pen- tolone con tutto il suo contenuto. Il rumore svegliò di soprassalto Samuele e la moglie che si sollevarono sul letto silenziosi ed impauriti.Dopo poco però, Samuele si riprese e, guardando la pentola e i marenghi, si rivolse tutto trionfante verso la moglie dicendo: "Haie visto? Te l'èva ritto: assì vulevano venì, a via a sapevano! E sò venuti!".

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