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APPUNTI SUL DIALETTO

Per una corretta lettura e comprensione dei termini dialettali, è bene tener presente che:

    • la vocale e , non tonica, non va pronunziata se non con timbro indistinto, paragonabile a quello della e muta francese;
    • le vocali finali non accentate sono scritte in analogia a quelle che compaiono nelle corrispondenti forme dell' italiano comune;
    • la s impura, cioè quella seguita da consonante, si pronuncia con un suono simile al digramma sci ( es. " scala " si pronuncia " shcala ", scarpe invece " shcarpe " );
    • quando poi la s è seguita dalle dentali d et si pronuncia come in italiano.

Molti dei termini non figurano nei vari vocabolari dialettali napoletani e questo dimostra che il dialetto di Mondragone, pur non possedendo una sua completa autonomia rispetto al napoletano, si discosta da esso perché diverso è il passato e diverso è stato il modo di vivere per vari secoli.

Basta osservare per prima cosa l'uso dell'articolo.

Nel dialetto mondragonese infatti sono presenti due determinativi: ru e lu . Il primo, ru ( es. " ru maccaturo ", " ru purtone " ), non si trova come articolo maschile nei dialetti dei paesi vicini, tranne che a Falciano del Massico, mentre a Lauro di Sessa lo si trova mutato in ro. a San Donato di Carinola in u,a Venafro in l ,ecc.
Lu , invece, usato per il neutro, è molto diffuso. Esso, derivato dall' aferesi di lu ( seconda parte di illum ) è conosciuto in tutto il meridione ed è stato adoperato dagli scrittori napoletani fino al secolo scorso.
E ' usato con i nomi collettivi ( es. " lu fieno", " lu pane ", " lu sale ").
Ambedue gli articoli sono usati in modo diverso :
    • ru con gli aggettivi = es. ru russo ( il rosso); si dirà invece lu russo (il colore rosso), ru niro ( il nero) o lu niro (il colore nero)
    • lu con i participi passati sostantivat i= es. lu cucinato ( il cibo cotto) o con gli infiniti sostantivati= es. lu durmì (il dormire), lu mangià ( il mangiare)
Logicamente, siccome il neutro ha un senso di collettivo, non ha il plurale.
I nomi neutri, poi, si accordano con gli aggettivi neutri : chestu e chellu .
Es. " chestu russo " e " chellu cafè ") , invece di ( es. " chistu russo " (per indicare questo pastello, scotolo, maglione rosso etc .) e " chigliu cafè " (per indicare quel caffè o quella tazza di caffè).
Al plurale si usa per il maschile ri (es. "ri fasule "/ napol. "e fasule ") e gli al posto di li napoletano (proiezione latina ) es. " gli uòmmene " ll' napol. es. "ll'uommene " ( derìv. da illi homines).
gl' è usato poi stranamente anche per il singolare ( es. " gl' iastreco ").
Per il femminile si usa le , al posto del napoletano e ( es. " le scarpe "/ napol." e scarpe ")
Di conseguenza le preposizioni articolate non presentano amalgama come nel napoletano:
 
    • col = cu ru ; es. " cu ru curtieglio "/napol. " c'o curtiello ".
    • del = de ru ; es. "de ru prévuto "/ napol. "d'o prévuto ".

né tantomeno presentano contrazioni:

    • "a ru pate " / napol. " ô pate"
    • ."a le femmene " / napol. " ê femmene ".